Enzo Varricchio
pubblicato su Rassegna degli Avvocati Italiani n. 1 del 2006

Il dio egizio Thoth, primo avvocato della storia

La storiografia ufficiale riconduce al basso impero romano la nascita della figura dell’avvocato, allorquando le due funzioni di iurisconsultus e di orator, prima disgiunte, vennero ad essere esercitate congiuntamente da un unico soggetto.
Non condividiamo tale diffusa opinione.
La nascita della figura e del ruolo dell’avvocato trova esempi anche nelle altre civiltà del passato, in particolare tra quelle sviluppatesi nei territori della “Mezzaluna fertile”, lungo le rive dei grandi fiumi, il Tigri, l’Eufrate, il Nilo.
“Le istituzioni civili dell’antico Egitto furono imitate, copiate, dalle civiltà meno antiche. Il diritto egiziano ebbe grandissima influenza sul diritto greco-romano, da cui derivò quello dei popoli moderni” (D. Cinti, Storia delle religioni, 1949).
E’ dimostrato anche dagli studi archeologici che le tribù primitive praticavano il cerimoniale del processo, affidandolo a giudici e difensori ad hoc, che risolvevano le controversie tra gli appartenenti alla tribù sulla base di norme consuetudinarie di natura etico-religiosa, tramandate di generazione in generazione.
Il primo avvocato che la storia ricordi fu probabilmente il dio egizio Thoth, il quale difese Osiride dal processo intentatogli dinanzi al tribunale degli dei di Eliopoli dal suo nemico implacabile, il fratello Seth, come narra il Libro dei Morti (XVIII dinastia, 1580-1515 a.C.).
Dopo questa controversia primigenia, che vide la vittoria di Osiride e la sua temporanea resurrezione dal regno delle ombre, quest’ultimo divenne il giudice di tutti gli uomini nella vita oltremondana.
Accanto al “processo degli dei contro altri dei”, le tradizioni religiose tramandano l’idea di un vero e proprio “processo alle anime umane”.
La psicostasia, cioè il giudizio divino espresso attraverso la “pesatura delle anime”, con cui l’anima del morto viene ponderata su una bilancia per verificarne la meritevolezza ad ascendere alla vita eterna, ricorre in varie religioni, sin dai Gatha, nella religione mazdea-mitraica, in quella ebraica con la letteratura apocalittica, in quella islamica, nonché nell’iconografia cristiana, in cui è l’arcangelo Michele a fungere da giudice, mentre Satana cerca di tirar giù il piatto delle colpe onde accaparrarsi nuove vittime per gli infernali supplizi. Il difensore dei peccatori è la Madonna Theotokos (madre di Dio), avvocata nostra, ad vocata, cioè chiamata al precipuo compito di rappresentarci e difenderci nel Giudizio Universale.
Un modello originario di psicostasia viene descritto nei geroglifici egizi. Come il moderno processo, esso si articolava in una serie di fasi, una delle quali era costituita da una professione d’innocenza, che conteneva allo stesso tempo principi religiosi, morali e giuridici.
Veniva posta su uno dei piatti della bilancia una piuma, simbolo della Verità, nell’altro il cuore del defunto, a favore del quale il dio/ avvocato Thoth profferiva una memoria scritta (una sorta di comparsa conclusionale?!), incisa con lo stilo su una tavoletta.
Il “sistema giudiziario” religioso egizio prevedeva anche una graduazione di premi e sanzioni dipendenti dall’esito dell’anzidescritto processo, secondo uno schema ripreso nella tradizione da Greci e Romani, oltre che in quasi tutte le religioni posteriori, ivi compresa la cristiana, di cui la più nota esemplificazione è nel contrappasso dell’Alighieri, con la sanzione dell’eterna reclusione nei gironi della dannazione oppure del benefizio dell’ascesa nei cieli della perfezione.

Enzo Varricchio

 

 

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